il castello di Oramala
                                                           Il castello di Oramala
                                                    La storia
  
Il primo documento che nomina Oramala risale al 1029: il diacono Gerardo dona al marchese Ugo degli Obertenghi, insieme ad altri beni, la rocca di Oramala. Questa passa ad Alberto Azzo I e a Oberto Obizzo che vi risiede e nel documento del 1056 viene nominato il suo vassallo Rustico da Oramala. Con il termine rocca, Oramala è individuata come fortificazione sulla sommità del monte.


   Al 1140 circa risalgono due bolle papali dalle quali emerge che il monastero di Bobbio riscuote 10 soldi nella curtis di Oramala (Curtis fa riferimento a “territorio”, dando quindi indicazione di un abitato attorno alla rocca).

   Il castello per brevi periodi è in possesso dei marchesi d’Este (1157) e del Vescovo di Tortona, anche se è poco chiaro quando avvenga questo passaggio e cosa precisamente rappresenti Oramala (solo il castello o anche la zona intorno al castello?), ma nel 1164 Federico Barbarossa riconsegna il possedimento a Obizzo Malaspina.

Nel 1184 nei documenti viene indicato il “dongione” ossia un ridotto difensivo interno al castello circondato da un recinto murato, quindi non una torre nel castello, ma un “castello nel castello”. Situazioni simili si trovano nell’area geografica dell’Oltrepò. In quel periodo, quindi, Oramala è individuata dal dongione a dalla torre.


Tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo la corte di Oramala vive il periodo di maggior splendore anche culturale: viene celebrato il joi, la gioia della giovinezza, dell’amor cortese.

   
   Negli anni seguenti, durante il periodo della condivisione del potere tra Guglielmo e Corrado (ricordato da Dante come “l’Antico”), altri importanti trovatori vengono accolti a Oramala e celebrano la fama dei Marchesi, che sul modello della corte del Monferrato trovano nella poesia dei compositori itineranti un significativo  elemento di prestigio:  Aimeric de Peguilhan canterà il suo signore Guglielmo in uno spelendido compianto funebre; Peire Raimon crea un componimento basato sul gioco allegorico intorno al nome Malaspina, ripreso poi da Dante e Cino da Pistoia; Albertet de Sisteron, Aimeric de Belenoi e Guihem de la Tor si cimentano nel genere del cortège de dames (corteo di dame), chiamando a raccolta attorno a  Selvaggia  e Beatrice Malaspina le più importanti nobildonne dell’epoca.

   Nel 1221, dopo la morte di Guglielmo, avviene la storica divisione dei beni e la distinzione araldica tra i cugini Corrado e Obizzino, con il fiume Magra come termine divisorio: a Corrado, capostipite del ramo dello Spino Secco, toccano le terre poste sulla riva destra del fiume, con capoluogo Mulazzo;  a Obizzino quelle poste sulla riva sinistra, con capoluogo Filattiera.

In base alla spartizione le valli della Staffora e del Curone vengono assegnate, unitamente a una porzione dei feudi lunigianesi, ad Obizzino. Nel 1275 un’ulteriore spartizione assegna ad Alberto, figlio di Obizzino, i castelli di Oramala, Monfalcone e Valverde; al nipote Francesco Pozzolgroppo, Bagnaria e Pietragavina; agli altri nipoti Varzi, Santa Margherita e  Casanova.

   Nel XIII secolo inizia il declino, anche a causa del continuo frazionamento del patrimonio tra gli eredi dei Malaspina.

   Nel 1474 il marchese Manfredi (figlio di Nicolò Malaspina) ottiene il permesso da Ludovico il Moro di fortificare la torre (è in questo periodo che assume la forma semi circolare) con muri spessi più di due metri e con la creazione di numerose feritoie per l’artiglieria.

   Oramala rimane in possesso dei Malaspina fino al XVIII secolo.

  
Nel 1753 Giovanni Malaspina consegna vari feudi tra i quali Oramala al Regno di Sardegna. Il castello viene descritto come una costruzione in stato di degrado, che comprende: la torre con quattro stanze, il cortile tra le alte mura, la cappella, le carceri e un locale sotterraneo.

   Nel periodo di maggior declino viene utilizzato anche come cava per il materiale edilizio

   Nel 1985 per volontà dei fratelli Panigazzi, inizia l’opera  di ricostruzione delle parti crollate della struttura.

   Attualmente il castello, tornato a nuova vita, è il cuore del Parco Letterario “Dante  e i Trovatori nelle terre dei Malaspina” ed è la sede dell'Associazione Culturale Spino Fiorito.